Sapevate che il cemento utilizzato dai Romani è autorigenerante? Ecco perchè i monumenti resistono al tempo

Autore:
Sara Perazzo
  • Dott. Storia Medioevale

Perché le costruzioni degli antichi Romani resistono allo scorrere del tempo? Una nuova ricerca del MIT di Boston ne svela il probabile motivo. 

cemento dei Romani
(ph credit Pixabay)

Ricerca del MIT di Boston: informazioni

Strade, ponti, acquedotti, terme, palazzi dell’Antica Roma furono costruiti con una tecnica basata su un tipo di calcestruzzo chiamato cementizio. Così resistente che moltissime delle costruzioni dell’epoca sono ancora in piedi, a duemila anni di distanza. Una bella differenza rispetto al cemento moderno. Ma qual è il motivo della sua resistenza al trascorrere del tempo? Un team di ricercatori del MIT ha prelevato un campione di cementizio dal Sito archeologico di Priverno, in provincia di Latina, risalente a circa 2 mila anni fa. Le analisi hanno preso in considerazione particolari depositi del cemento degli antichi Romani, cioè i frammenti di calcare che fino a oggi erano sempre stati ritenuti impurità.

Sembra che le presunte impurità fossero prodotte dall’aggiunta di calce viva alla composizione del cemento romano e che, una volta miscelata con l’acqua, dava luogo a una reazione chimica producendo alte temperature, impedendo al calcare di disgregarsi. Secondo i ricercatori questo è il segreto che permette al calcestruzzo cementizio romano di durare attraverso i secoli. Riproducendo in laboratorio piccole fratture nei blocchi di cemento per simulare gli effetti del tempo, si è visto che i frammenti di calcare sono in grado di riparare il materiale. Infatti reagendo con l’acqua, aggiunta per simulare la pioggia come condizione di usura a cui sono sottoposte le costruzioni romane da secoli, i frammenti di calcare si dissolvono per poi cristallizzarsi nuovamente, andando così a riempire le micro-crepe prodotte dallo scorrere del tempo, come in una sorta di capacità auto-rigenerativa.