Vacanze Santo Domingo Isola di Saona

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Santo Domingo Isola di Saona consigli utili e informazioni

Per chi visita la Repubblica Dominicana l’Isola di Saona è una delle escursioni da non perdere perchè considerata un vero e proprio “paradiso caraibico” fatto di grandi spiagge di corallo bianco, acqua cristallina e palmeti a perdita d’occhio.

L’isola offre al visitatore paesaggi mozza fiato, più volte utilizzati come ambientazione tropicale di diversi spot o film.

Appartenente alla provincia La Romana della Repubblica Dominicana, è la principale perla naturalistica del Parque National del Este, un’area protetta dal WWF istituita nel 1975, habitat naturale di diverse specie di uccelli e di mangrovie, le uniche piante al mondo capaci di filtrare l’acqua salata.

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Vanta inoltre un recife corallino ricco di vita marina ed un interessante patrimonio archeologico e grotte affrescate dal popolo Taino.

Spiagge Santo Domingo

L’Isla Saona conta diverse spiagge, alcune già “lottizzate” da villaggi turistici di massa che si trovano nel villaggio di Mano Juan.

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Le escursioni organizzate da questi villaggi partono da Bayahibe con catamarani da 40 o 50 persone in queste spiagge “modello Rimini”.

Affollate, con abitanti del luogo che tentano di vendere oggettistiche di vario genere e con buffet di basso profilo.

Per conoscere la vera Isla Saona usciamo quindi dal circuito turistico ed appoggiamoci ai dominicani veri.

Ecco allora che si parte da Bayahibe con una lancia di una dozzina di persone al massimo.

Potremo ammirare le aeree naturalistiche del Parco Nazionale dell’Est con i pescatori del luogo che ci illustreranno storia e pregi di fauna e flora.

Arriveremo alle “piscine naturali“, un’estesa zona dal fondale sabbioso molto basso distante circa mezzo chilometro dalla costa caratterizzata da acqua turchese, ma soprattutto da centinaia di enormi stelle marine.

Le piscine sono una fermata classica anche per le escursioni dei villaggi turistici ed è comune l’usanza di passeggiare su questo fondale sorseggiando rum, succhi di frutta e ballando la “bachata”, o scattando suggestive foto con stelle marine.

Proseguendo, incontriamo le spiagge affollate di Mano Juan, ma contrariamente al “turista del villaggio” proseguiamo verso sud per circa un’altra mezz’ora fino ad arrivare ad una delle più splendide perle di tutti i Caraibi.

Il Canto della Playa è un paradiso non raggiungibile dai catamarani in quanto il rif corallino impedisce di avvicinarsi alla battigia, e d’altro canto ai villaggi turistici non conviene organizzare l’escursione con barche di piccole dimensioni, che portano molto meno persone.

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Scendiamo sulla spiaggia conosciuta come “Canto della Playa” e si ha la sensazione di vivere un’esperienza unica.

Una spiaggia lunga chilometri di sabbia fina di corallo bianco e rosaceo; un’acqua cristallina in cui potersi immergere circondati da pesci di variegate specie e colori; un fondale marino ricco di coralli ed altre specie tipicamente caraibiche; ricchi palmeti che si estendono per tutta la baia, alti ed imponenti, ma non fitti.

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Il classico scenario da film in cui si potrebbe rimanere un’ora intera, intontiti a guardare la meraviglia che ci circonda, ma senza riuscire a prenderne coscienza, ad accettare che tutto ciò possa esistere veramente.

Ogni persona, almeno una volta nella vita, dovrebbe avere il diritto di poter vivere un paesaggio del genere ed esperire le sensazioni ed emozioni che tale scenario genere nell’anima.

Ma l’essenza dell’Isla viene arricchita ed amplificata al di là degli aspetti paesaggistici.

Dove nell’escursione di massa, il turista mangerà “spaghetti all’aragosta”, pollo, ecc… in spazi buffet adeguatamente praparati dal villaggio, nel nostro caso anche l’aspetto culinario rimarrà indelebile nella memoria.

Un barbeque molto semplice viene accesso dai pescatori di Bayahibe, una sacca di aragoste e pesci di varie taglie pescata in nottata, ed ancora viva viene aperta e cucinata in modo rustico, ed infine servita su un tavolino volante con verdure e contorni locali.

Personalmente ho mangiato 2 aragoste e 2 pesci al cartoccio, mentre Maria si è dilettata con 3 intere aragoste. I

l tutto bagnato dal miglior Rum Brugal e da squisiti succhi di frutta locali.

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Dove il turista del villaggio, poco dopo il buffet, riprende il catamarano per tornare al proprio alloggio; l’escursione alla scoperta della vera Isla Saona continua.

In prossimità dell’imbrunire ci siamo diretti in un tratto di costa caratterizzato da un piccolo nucleo di capanne di pescatori, posto tra enormi palmizi ed a pochi metri dalla battigia.

Qui abbiamo passato la notte in vere e proprie capanne di pescatori, senza le comodità a cui siamo abituati ma potendo vivere un’esperienza unica ed irripetibile.

Abbiamo cenato a base di pesce a pochi metri dalla mare caraibico, passando la nottata attorno ad un falò, sotto un manto stellato, a cantare, parlare e bere dell’ottimo rum brugal assieme agli amici pescatori di Bayahibe, che ci raccontavano – in una lingua a mezzo tra italiano e spagnolo la storia dell’isola, i suoi tesori sia storici che naturalistici.

E si, perché l’Isla Saona ha una sua storia da raccontare. In epoca precolombiana, l’Isla era abitata dal popolo Taino, che la chiamava Adamanay.

Quest’isola fu scoperta da Cristoforo Colombo durante le sue esplorazioni.

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Il nome “Saona” (in origine Isla Savona) fu dato all’isola in onore del “libero comune” di Savona. In una lettera manoscritta di Michele da Cuneo, nobile savonese e amico di Colombo, la scoperta di Saona viene così ricordata: “trovassimo una isola belissima… la qual etiam io fui il primo a discoprire… et etiam per mio amore a ella el signor Armirante pose nome la Bella Saonese, et me ne fece uno presente … piantai la croce et anchor le forche, et a nome di Dio la batizai per nome la Bella Saonese

In altre parole, l’Ammiraglio (Colombo) avrebbe scelto il nome di “Savona” per premiare lo stesso da Cuneo, primo avvistatore dell’isola, e savonese.

L’Isola si caratterizza inoltre per alcuni tesori storici, come grotte affrescate dal popolo Taino, e naturalistici, come la foresta di mangrovie nel lato sud dell’isola.

La giornata successiva, quella del rientro a Bayahibe, siamo passati a visitare questi tesori ed ovviamente a goderci altri scorci di caraibi misconosciuti ai classici itinerari del turismo di massa.