Islanda in fuoristrada
Viaggio in Islanda in fuoristrada guida, consigli utili e informazioni
L’Islanda è una terra lontana e particolare, è una terra ancora primordiale e selvaggia, che custodisce immensi tesori naturalistici, come un enorme parco su cui camminare e viaggiare, un luogo dai panorami indimenticabili, dove la vista si perde in spazi che sembrano non aver fine, dove vallate antiche si susseguono a deserti, dove fiumi cristallini e cascate impetuose si alternano a ghiacciai e terreni e caldere fumanti.
Questa è l’Islanda, la terra del ghiaccio e del fuoco, l’ultima frontiera europea prima dei ghiacci dell’Artide, l’isola che sfiora il Circolo Polare Artico, fredda e ribollente di energia.
Islanda guida, consigli utili e itinerario
Era troppo comodo prendere un aereo e atterrare a Reykjavik: in sette ore sarebbe finito tutto, un salto da Roma attraverso mezza Europa.
No, se vuoi goderti un viaggio in Islanda, un vero viaggio, la tua meta non può arrivare subito, non puoi cavartela con 7 ore di volo.
Se vuoi visitare l’Islanda devi entrare nell’ottica dei grandi avventurieri, dei viaggiatori di un tempo, di quella gente che si godeva appieno un viaggio, un lungo viaggio fino alla meta finale.
Se vuoi visitare l’Islanda devi partire con un fuoristrada, come abbiamo fatto noi, da Roma attraverso Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia, Isole Faroer e, finalmente, attraverso l’ultimo, sofferto tratto di mare fino alle coste orientali dell’Islanda.
Cinque giorni di terra e due giorni di nave, poi il paradiso.
Le ultime ore in nave furono terribili.
Ricordo il forte rollio della nave, il salto giù dal letto la mattina presto, la corsa verso il ponte, dove il rollio era più sopportabile, il vento che minacciava di sollevarti e sbatterti chissà dove, il mare gonfio e grigio sotto di noi e la nebbia, quella nebbia fitta e densa che a più di qualche metro non ti permetteva di vedere.
Seduti sul ponte, con lo stomaco in subbuglio, immaginavamo chissà quali tempeste in terra d’Islanda, immaginavano piogge, vento, temporali, freddo.
Una vacanza rovinata.
Poi, quasi all’improvviso, lo strato di nebbia scompare, il mare ridiventa blu, il cielo azzurro, il vento si spegne nel silenzio e le coste alte dell’isola ci salutano da lontano.
Eravamo arrivati in Islanda, vedevamo le sue coste verdi, le colline a punta, il villaggio, un tempo meraviglioso ad accoglierci.
Islanda cosa vedere, luoghi da visitare ed escursioni
Il pick up della Toyota tocca terra e la nostra avventura in Islanda ha inizio.
La prima visita è in una immensa grotta nel ghiaccio, un antro bianco che si apre nel ghiacciaio e da cui esce un fiume di acqua gelida.
Poi finalmente nel deserto.
La pista nera ci porta in una zona desertica unica al mondo, quello a cui assistiamo ci sembra un evento impossibile, eppure noi c’eravamo in mezzo: in mezzo al deserto, a una tempesta di sabbia, con il ghiacciaio alla nostra sinistra e i miraggi nell’aria calda di fronte a noi.
Da lì, il giorno dopo ci spostiamo al lago Myvatn il lago dei moscerini.
Il campeggio è stupendo, la sera ce ne andiamo a un pub a bere birra e la mattina dopo raggiungiamo la zona vulcanica di Krafla.
Krafla è un susseguirsi di colline rosate e fumanti, di laghi sulfurei e getti di vapore che escono dal terreno caldo, fango che ribolle e campi di lava.
Dai terreni bollenti ci spostiamo a nord, nel bel paesino di Husavik, per il whalewatching, la gita in nave ad avvistare le balene.
Tre ore nell’Oceano a vedere i cetacei che fanno capolino dall’acqua e si rituffano.
Da Husavik raggiungiamo le cascate di Dettifoss, un getto imponente di acqua, un fiume che scorre fra alte e ripide pareti di roccia, una spiaggia tranquilla di sabbia nera, un altro angolo unico al mondo.
La giornata si conclude nel migliore dei modi, con l’avvistamento, la notte, delle aurore boreali, scie verdastre di luce che guizzano nel cielo e poi svaniscono.
Dopo l’acqua si ritorna nel caldo e andiamo a visitare la grotta Grjotagia è una bella grotta vulcanica vicina alla zona di Hverfell.
Dentro il caldo è forte, la puzza di zolfo è insopportabile, l’acqua ha una temperatura di 50° C e dobbiamo fare attenzione a dove mettiamo i piedi.
Un tempo era utilizzata per i bagni termali, poi chiusa per l’aumento della temperatura.
Godafoss, altre imponenti cascate, spettacolari salti di acqua, alternati a rive tranquille, una sorta di canyon in cui il fiume si è aperto il passaggio scavando e superando il dislivello con un salto spumeggiante che ha creato Godafoss.
Il pomeriggio visitiamo la simpatica e tranquilla cittadina di Akureyri, nel nord dell’isola, dove si possono fare buoni acquisti, e la sera ci infiliamo in un caratteristico pub islandese, a gustarci gli avventori che si univano alla cantante, chi con una bella voce chi stonato come una campana.
Hveravellir, caldera con acqua sulfurea in cui poter fare un bagno, poi il deserto e la vista del ghiacciaio Langjokull.
Quindi a visitare una bella valle glaciale, su un greto asciutto di un corso d’acqua dove ammirare gli effetti del crioclastismo, la frattura delle rocce, là di mille colori, a causa del freddo.
Si campeggia ad Asgardsfjall, un campeggio enorme, con tende e cottage.
Un ottimo posto per una escursione serale fuori programma, con giacca a vento, berretto di lana e guanti.
Tutta la forza e l’energia dell’Islanda si sprigionano dal sottosuolo, chiuse nella roccia, erompendo con getti di acqua calda.
Sono i geyser ed hanno nomi degni del loro carattere: Litli Geysir, Geysir e Strokkur, che sputa fuori acqua e vapore fino a 20 metri di altezza.
Una visita alle cascate Gulfoss, prima di andare nell’unico punto al mondo in cui è possibile vedere la dorsale oceanica, il confine tra la zolla europea e quella nord-americana, altrimenti relegata in fondo al mare.
La zona si chiama pingvellir, e i paesaggi che offre sono indimenticabili
Crepacci profondi anche 30 metri, rocce frastagliate, vegetazione: camminare sulla dorsale è un’escursione entusiasmante.
Anche lì non poteva mancare una cascata: la Oxararfoss, formata dal salto del fiume Oxarà.