San Gennaro, Napoli e il sangue: la storia del miracolo fra leggenda e credenza

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Per Napoli il miracolo di San Gennaro è il massimo evento della spiritualità e il folklore napoletano. Tutto sull’evento che ferma l’intera metropoli partenopea e come assistere alla storica manifestazione religiosa.

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Portone della navata del Duomo – Napoli
Credits by Domenico Papaccio

Il 19 settembre tutta Napoli non aspetta che lo sventolio dall’altare maggiore del duomo, mentre l’arcivescovo fa roteare la massiccia urna che difende una delle tre ampolle del sangue del patrono e protettore della città.

Il miracolo è avvenuto, il sangue si è sciolto. Allora, dopo le ingiurie e gli improperi, tutto tace ed è soppianto da applausi e gioia. Il pericolo è sfumato.

Episodio che i viaggiatori potranno trovare tra le pagine di Goethe, come nei post degli attuali turisti. Un culto che affonda le origini tra IV e V sec., passando dalle mani di donna Eusebia, illustre vedova che lo raccolse e lo conservò in città fino alla costruzione del duomo. Un sangue che fece ladro anche Carlo di Borbone, che ne trasse un po’ per sé e condurlo a Madrid.

Un santo voluto, fortemente. A costo di soppiantare subito l’affermato Agrippino e i vari santi che nel corso del tempo hanno cercato di soffiare il titolo, sintomo dell’animato e contraddittorio rapporto che contraddistingue San Gennaro, Napoli e napoletani.

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San Gennaro, leggenda e storia

Altare Maggiore della Cattedrale
Credits by Domenico Papaccio

Le informazioni su San Gennaro narrano di un giovane vescovo di Benevento della famiglia Ianuarius, vittima delle persecuzioni dioclezianee a Pozzuoli, sotto Dragonzio.

Le leggende agiografiche e le cronache fermano al V sec e al vescovo Stefano l’incipit di questo rito.

Un rito che nel medioevo si è fatto costume e diventa emblema con l’incipit della costruzione del duomo, eco vivissimo contro quel memore pericolo e della morte che lascia il tubare del Vesuvio e gli altri flagelli.

Un legame che ha ascritto gli stessi sovrani di Partenope a cercare sempre l’assenso.

Proprio la straordinaria collezione di gioielli e articoli preziosi vanno a certificare questo legame nato sotto la casa d’Angiò e sancito in maniera testamentaria nel XVI sec.

Un rapporto subito esploso, così intimo e limpido che per ammirarlo basta fare una capatina tra le sedi del reliquiario all’interno del duomo di Napoli.

La Cappella del Tesoro e la cripta

Spagnoletto, San Gennaro Illeso dalla fornace
Credits by Domenico Papaccio

Entrando, lo spettatore sulla destra può osservare la meraviglia barocca della cappella del Tesoro, con il complesso scultoreo in bronzo e argento dei protettori, su cui governa il busto che conserva il cranio di faccia gialla, ripreso nel ciclo di immagini alcuni di Domenichino e Spagnoletto.

Avanzando verso l’altare maggiore e scendendo nella cripta, a rapire lo spettatore saranno le preziosità del gioco di intarsi e ai ciplei che formano il disegno rinascimentale del Bramante per la Cappella del Succorpo, voluta dal cardinal Carafa.

Info utili

San Gennaro e il miracolo della liquefazione del sangue ha triplice cadenza annuale. Oltre il 19 settembre, giorno del martirio, si invoca il santo il 16 dicembre e la seconda domenica di maggio.

Il duomo di Napoli, sito in via Duomo, è visitabile gratuitamente, mentre il Museo del Tesoro, adiacente allo stabile prevede un ticket d’ingresso (10€).

La solenne messa per la celebrazione di San Gennaro avviene all’interno del duomo, intorno alle ore 8.30. Ciononostante si consiglia di dirigersi per assistere al miracolo dalle 7, orario di apertura per la prima messa.

San Gennaro, Napoli e il sangue: Foto e immagini