Questo cammino ti porterà alla scoperta delle antiche miniere sarde tra l’entroterra e il mare

Autore:
Sara Perazzo
  • Dott. Storia Medioevale

La Sardegna è da sempre terra di estrazione mineraria. A partire dal II millennio a.C. sono tante le miniere aperte e scavate e oggi, molte di esse fanno parte di questo cammino ad anello di ben 500 chilometri.

cammino minerario santa barbara
Credit Stefania Misale

Fu soprattutto dalla metà dell’Ottocento che la Sardegna conobbe il periodo d’oro delle sue miniere, all’interno delle quali trovarono lavoro migliaia di uomini, per poi subire l’inesorabile abbandono dopo gli anni Sessanta del Novecento. Oggi molte di queste miniere fanno parte di un circuito turistico che aggiunge valore alla già sconfinata offerta turistica della Sardegna.

In particolare, nella zona sud occidentale dell’isola è stato recuperato un cammino che collega ben 30 miniere un tempo abbandonate e oggi riconvertite a museo o attrazione turistica. Si tratta di un percorso ad anello di 500 chilometri che corre tra antiche mulattiere un tempo utilizzate dai minatori stessi per raggiungere il loro luogo di lavoro.

Il Cammino minerario di Santa Barbara: tra le antiche miniere della Sardegna sud occidentale

cammino di santa barbara sardegna
Credit Unukorno Wikimedia

Il Cammino minerario di Santa Barbara si sviluppa nella zona del Sulcis-Iglesiente-Guspinese, percorrendo un giro ad anello con punto di partenza e di arrivo a Iglesias, attraverso strade sterrate, mulattiere e sentieri, ma anche su ex tracciati ferroviari che servivano per il trasporto dei materiali estratti. Qui l’estrazione di piombo, zinco, argento, rame, carbone nel corso del tempo ha modificato il paesaggio. Lungo il percorso sorgono chiese e cappelle dedicate a Santa Barbara, protettrice dei minatori e da cui il cammino prende il nome.

La partenza è nella città medievale di Iglesias e dopo due tratti impegnativi e ci si inoltra subito nei territori scavati già dai Cartaginesi alla ricerca di piombo, zinco e argento nella miniera di Monteponi. Da qui e fino a Piscinas si percorre la costa con splendidi panorami sul mare, attraverso diverse tappe che toccano i borghi nati proprio per ospitare i lavoratori delle miniere, come Buggerru. Da vedere sicuramente il museo minerario e la galleria Henry.

Lasciata la costa ci si avventura nel territorio delle miniere di Ingurtosu e Montevecchio, caratterizzate da un ingente patrimonio di archeologia industriale. Attraverso la macchia mediterranea e i boschi, dopo la pianura del Campidano, da non perdere a Guspini, il paesaggio roccioso a canne d’organo, formate dai basalti a colonna. Tra i boschi di Linas si incontra la Tomba dei Giganti di San Cosimo, uno dei siti nuragici più emblematici di questa civiltà.

Ad Arenas troviamo le miniere a cielo aperto, dopodiché si giunge alle montagne calcaree di Su Mannau e alla miniera museo di Su Zurfuru, percorrendo la Grotta di San Giovanni, un antro di quasi tre chilometri di lunghezza. Da Rosas si scende verso le pianure del Basso Sulcis, fino a Masainas e alle famose dune bianche di Porto Pino. Si continua tenendo di vista il mare fino a Candiani, Sant’Antioco e poi Carbonia, percorrendo l’antico tracciato della ferrovia. La miniera di carbone di Serbariu ora museo, il Nuraghe Sirai, le Domus de Janas di Serra Maverru formano un parco archeologico a cielo aperto. Si prosegue verso Carloforte e l’Isola di San Pietro per far ritorno a Iglesias.

Cammino minerario di Santa Barbara immagini e foto