Frenata storica per Airbnb: la Spagna blocca 65.000 annunci

Autore:
Raffaele Di Ciano
  • Laurea in Belle Arti
Tempo di lettura: 5 minuti

Arrivata da pochi giorni una frenata storica per Airbnb, il colosso degli annunci di affitti brevi a scopo turistico nel mondo. La Spagna infatti, uno dei Paesi dove Airbnb vanta la presenza maggiore, ha deciso di bloccare più di 65.000 annunci. Il motivo? Violazione delle normative vigenti: la lotta agli affitti brevi si fa sempre più aspra.

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Ph credits Dominick Vietor da Pixabay

Era iniziata come una lamentela dei residenti, che in numero sempre maggiore soffrivano la presenza di affitti turistici nei propri stabili del centro città. Successivamente, a questi si sono aggiunti anche i residenti delle zone più periferiche.

Progressivamente, la lamentela è arrivata alle orecchie del governo, e a lamentarsi hanno iniziato anche gli esercenti. Nel giro di pochi anni, è scoppiata la bolla degli Airbnb, che per un lungo periodo hanno potuto fare la bella vita quasi completamente senza regole, e che sono arrivati a soffocare città intere.

La pacchia però, è finita per gli affitti brevi sregolati. In tutta Europa infatti, ci si sta muovendo per introdurre norme che regolino questa particolare forma di attività ricettiva.

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In Italia è arrivato il CIN, e anche negli altri Paesi si sta cercando di porre un freno al fenomeno, bloccando chi non rispetta le regole. Questo è quello che ha fatto la Spagna pochi giorni fa, bloccando più di 65.000 annunci turistici pubblicati su Airbnb, e dando inizio ad una vera e propria guerra.

Frenata storica per Airbnb

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Photo by MANOLOBLASCO – Pixabay

Airbnb, il colosso mondiale degli affitti brevi a scopo turistico, ha da sempre trovato nella Spagna un terreno più che fertile per le sue attività. Nonostante la casa madre si sia schierata a favore delle nuove norme europee di controllo degli affitti brevi, la realtà è ben diversa quando si scende nel particolare.

In Spagna infatti, il Ministero dei Diritti dei Consumatori, capitanato da Pablo Bustinduy, ha scovato più di 65.000 annunci che violano le normative vigenti. In particolare, le violazioni riguardano:

  • l’assenza dei numeri di licenza obbligatori;
  • l’uso di codici falsi o sbagliati;
  • la mancata indicazione della natura dell’host (privato o professionale).

Gli annunci incriminati riguardano nella loro totalità gli appartamenti interi (le singole stanze, quindi, sembrano essere tutte in regola). Inoltre, il Ministero ha ottenuto la rimozione di 5.800 annunci illegali tra Andalusia, Madrid, Catalogna, Comunità Valenciana, Baleari e Paesi Baschi, a seguito di una risoluzione impugnata da Airbnb nei mesi scorsi, e confermata dal Tribunale Superiore di Giustizia di Madrid proprio in questi giorni.

Guerra agli affitti brevi

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Ph credits Stefanie Konstanta da Pixabay

La guerra agli affitti brevi sembra quindi essere arrivata al suo culmine, e il Governo spagnolo è intenzionato ad arginare a tutti i costi il fenomeno degli affitti turistici e dei suoi effetti negativi sia sul mercato immobiliare che sulla vivibilità delle città. Quello che la Spagna vuole frenare non è il turismo, e non è nemmeno l’iniziativa imprenditoriale dei suoi cittadini, ma l’irregolarità e l’abusivismo. Eliminando gli annunci che non rispettano le regole si effettua una potatura consistente, che rende le strade più vivibili e i condomini più tranquilli, nel pieno rispetto della normativa vigente.

Il turismo è una risorsa fondamentale per la Spagna, ma sono altrettanto importanti il diritto alla casa e le condizioni di vita delle comunità locali. In Italia si sta cercando di andare nella stessa direzione, e Airbnb sembra appoggiare: ha annunciato di rimuovere tutti gli annunci sprovvisti di CIN. A Firenze si esentano i proprietari dal pagamento dell’IMU se invece di destinare la casa agli affitti brevi la si destina alle locazioni classiche, e molte altre città stanno prendendo iniziative simili.

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